

Cold Brew: molto più di un caffè freddo
Nell’immaginario collettivo il caffè è la classica bevanda calda dal profumo inebriante e dall’aroma avvolgente. Durante la bella stagione l’espresso o la moka non vanno in vacanza e, accanto ai metodi tradizionali di estrazione del caffè, una delle ultime tendenze è l’estrazione a freddo, nota come Cold Brew (dall’inglese brew= infuso) o anche Cold Drip.
Attenzione però, l’estrazione a freddo non va confusa con il classico caffè freddo italiano, ossia caffè espresso o moka lasciato raffreddare, con aggiunta di ghiaccio o latte di mandorla.
Il Cold Brew ha un tempo di estrazione molto lungo, tra le 8 e le 12 ore. Per ottenere la bevanda si utilizza uno strumento chiamato Toddy composto da una parte in vetro che contiene l’acqua fredda, una parte centrale dove si posiziona il caffè macinato, e una parte in cui il caffè scende goccia a goccia (da cui il nome Cold Drip).
I primi esperimenti di estrazione a freddo risalgono agli anni ’60 del Novecento, operati dal chimico americano Todd Simpson (da qui il nome dello strumento per il cold brew, Toddy). Questo scienziato fece degli esperimenti per permettere a sua moglie, che aveva problemi gastrici, di bere un caffè con bassa acidità. Nel corso della sua sperimentazione, Todd verificò che più l’acqua era fredda, più l’acidità si abbassava.
La bevanda che si ottiene risulta molto saporita ed aromatica, perfetta per chi non predilige l’acidità. Grazie all’estrazione a freddo, gli acidi grassi egli oli non vengono rilasciati, e questo permette di conservare la bevanda per qualche giorno. La piacevole freschezza e leggerezza rendono il cold brew ideale per la stagione estiva, incredibilmente buono anche nella preparazione di cocktail originali, con gin, rum, whisky o vermouth.
Noi lo abbiamo arricchito semplicemente con scorza d’arancia, e voi come scatenate la vostra fantasia con il cold brew?
Buona estate!